#ETALES DR NETAPP PER LUCART

CI TROVIAMO IN LUCART, AZIENDA NATA IN PROVINCIA DI LUCCA, LEADER IN EUROPA NELLA PRODUZIONE DI CARTA PER L’IGIENE. IN LUCART ABBIAMO CONTRIBUITO ALLA MESSA IN SICUREZZA DEI DATI AZIENDALI CON UN PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO DI DUE DATACENTER E DISASTER RECOVERY CON TECNOLOGIA NETAPP. VEDIAMO COM’È ANDATA INSIEME AL CIO DI LUCART MASSIMILIANO BARTOLOZZI.


Massimiliano, ci dici qualche parola in più su Lucart?

L’azienda è nata in provincia di Lucca ed è oggi leader in Europa nella produzione di soluzioni per l’igiene, conosciuta in particolare per i brand Tenderly, Grazie Natural e Lucart Professional. Come gruppo siamo presenti con stabilimenti produttivi in Italia, Francia, Spagna, Ungheria e UK sviluppando un fatturato di oltre 500 milioni di euro con più di 1600 dipendenti.

Da sempre in Lucart ci distinguiamo per la produzione di carte riciclate di alta qualità e ci impegniamo nell’applicazione di modelli di business circolari per la creazione di valore condiviso.

Da dove è derivata l’esigenza di un progetto di Disaster Recovery?

Lucart è, oggi, in fase di espansione internazionale e questo progetto si è inserito proprio in questo momento di crescita. La necessità a inizio progetto era quella di ammodernare l’infrastruttura IT, fare sì che fosse in linea con la grande realtà che Lucart è diventata. Questo significava renderla altamente resiliente e quindi affrontare un progetto di DR geografico. Questo progetto era di difficile attuazione on-premise perché i datacenter che avevamo non avevano un livello di servizio adeguato alle esigenze del business. Partivamo da una condizione che vedeva due data center locati all’interno degli stabilimenti produttivi di Diecimo e Porcari, due località nei pressi di Lucca, con i quali condividevano spazi fisici ed utenze. ll Datacenter di Porcari era in una situazione di alta affidabilità locale, anche se i locali e i livelli di sicurezza fisica non si potevano certo definire Tier4 ,mentre il datacenter di Diecimo, che condivideva gli stessi problemi di sicurezza fisica,  era stand alone. C’era un ulteriore problema: il fiume Serchio passa vicino allo stabilimento di Diecimo e in caso di esondazione i dati aziendali sarebbero quindi a rischio. In più c’erano dei limiti di scalabilità dovuti alo spazio ridotto negli armadi rack, e problemi di continuità di alimentazione dovuti alla condivisione delle utente con uno stabilimento estremamente energivoro.

A fine progetto avevamo a disposizione un datacenter di livello A4, in linea con i massimi standard di sicurezza, e totale ridondanza delle comunicazioni.

Che progetto avete messo a punto?

Il Gruppo E ci ha affiancato dall’inizio alla fine nella messa a punto di un progetto in due step: il primo step è finalizzato a consolidare i due datacenter in uno unico, delocalizzandolo in un cloud privato; il secondo step, in corso di completamento, prevede invece l’implementazione di un disaster recovery locale presso lo stabilimento di Porcari.

Il consolidamento dei due datacenter ha permesso di ottenere efficientamento, economie di scala, quindi minori costi e maggiore sicurezza. Ergon ci ha affiancato appunto nella sua progettazione e nel suo corretto dimensionamento in linea con i workload dei due datacenter esistenti, chiaramente pianificando un incremento di performance e una capacità di calcolo aggiuntiva che doveva essere calibrata anche sulle necessità del prossimo futuro. Il nuovo datacenter, in partnerhsip con TIM, ha sede finalmente oggi nella sede TIM di Acilia, vicino a Roma. Il datacenter è stato progetto di livello A4, ovvero in linea con i massimi standard di sicurezza, il posizionamento nella zona meno sismica d’Italia, una sede dotata di videosorveglianza, controllo accessi, impianti altamente ridondati per alimentazione e raffreddamento, livelli di sicurezza elevatissimi, impensabili per una singola azienda. Fondamentale era la ridondanza delle comunicazioni: come in tutti i progetti di DR questo era centrale (se manca la linea i servizi vanno giù) e TIM, essendo già fornitore di connettività di Lucart, ha garantito con facilità la ridondanza dei collegamenti. Ha portato una linea diretta nei due datacenter e ha messo un collegamento aggiuntivo che garantiva nel caso di ulteriori down, implementando una triangolazione tra Acilia, Diecimo, Porcari che ha portato al collassamento e all’integrazione di Porcari e Diecimo in Acilia. Il primo step di progetto si è dunque concluso con la finalizzazione del piano di migrazione e l’implementazione del backup. Non meno importante è il fatto che il datacenter di Acilia ci consente un risparmio energetico del 30% rispetto al datacenter precedete, e un 50% in meno di emissioni CO2, in linea con i nostri obiettivi di sostenibilità aziendale.

Il nuovo Datacenter ci consente un risparmio energetico del 30% rispetto al datacenter precedete e il 50% in meno di emissioni CO2, in linea con i nostri obiettivi di sostenibilità aziendale.

Che tecnologia è stata scelta per il nuovo datacenter?

Abbiamo scelto NetApp: arriviamo già da una storia NetApp come tecnologia implementata; è una tecnologia per noi già conosciuta, leader assoluto nello storage e che ha mostrato negli anni una affidabilità e maturità che difficilmente abbiamo trovato altrove. È stata adottata una tecnologia innovativa di questo brand per l’iper-convergenza, nello specifico per le performance e il controllo che si riescono a ottenere con questo modello. Delle strumentazioni esistenti rimarrà nel prossimo futuro sicuramente lo storage (o parte dello storage) che è scale-out, aspetto quindi di estremo valore.

Come vi ha affiancato il Gruppo E?

Abbiamo avuto a disposizione un team di persone preparato, sia nella conduzione della prevendita che della delivery e del project management, tra cui risorse tecniche specializzate. Abbiamo avuto la percezione di piena trasparenza nel gestire imprevisti che si manifestano in tutti i progetti e apprezzato il pieno rispetto dei tempi e degli obiettivi di performance.

Cosa prevede il prossimo passo di questo progetto?

Una volta consolidato il datacenter di gruppo, procederemo a mettere in sicurezza i datacenter locali delle varie società estere.

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